Gli anni del rettorato
Angelo Sraffa fu nominato rettore alla fine della Grande Guerra e toccò a lui raccogliere l’eredità di Leopoldo Sabbatini, prematuramente scomparso nel 1914, riprendendo il progetto di revisione dell’impianto didattico dell’Ateneo. La sua opera innovatrice si sviluppò su più fronti e le sue capacità organizzative continuarono a essere valorizzate anche dopo le dimissioni dalla carica di rettore, quando fu chiamato a far parte del Consiglio Direttivo dell’Università.
Le iniziative promosse da Sraffa seguirono diverse direttrici: dal rinnovo delle strutture didattiche alla nomina dei primi docenti ordinari interni, dalla fondazione dei primi istituti di ricerca — l’Istituto di Economia e l’Istituto di ricerche tecnico-commerciali e di Ragioneria —, dall’avvio del processo di internazionalizzazione dell’Ateneo fino alla creazione della Biblioteca economica più ricca d’Italia.
Tuttavia, la sua opera fu ostacolata dal clima politico sempre più difficile, soprattutto a partire dal 1922, quando Sraffa fu oggetto di un violento attacco da parte di studenti ex combattenti e militanti fascisti, che lo accusavano di aver preso provvedimenti didattici discriminatori nei confronti dei reduci. I rapporti già tesi con il regime non erano destinati a migliorare e la situazione degenerò al punto da indurre il rettore nel 1926 a rassegnare le dimissioni, nel tentativo di mettere al riparo l’Ateneo dalle conseguenze del suo fermo antifascismo.