Angelo Sraffa, persuaso della dimensione storica insita nel diritto commerciale e amante dei libri antichi, dimostra una particolare predilezione per Benvenuto Stracca.
Ne possedeva molte edizioni, probabilmente le aveva scovate una ad una, forse, vien da pensare, seguendo le indicazioni minuziose contenute in un saggio di Luigi Franchi del 1888 (Benvenuto Stracca. Giureconsulto anconitano del secolo XVI. Note bio-bibliografiche), che, tra l'altro, conserva nella sua Miscellanea.
Nel 1909, nel quattrocentesimo anniversario della nascita del giurista anconetano, quale direttore della Rivista di diritto commerciale, Sraffa chiede al collega e amico Alessandro Lattes un contributo su di lui.
La fortuna del De mercatura
L'ambiente mercantile che ispira l'opera di Benvenuto Stracca non è certo tra i più vivaci d'Europa: alla metà del Cinquecento, Ancona era stata da poco conquistata dal governo pontificio e ben altre erano le piazze dove si concretizzavano gli affari e i guadagni più interessanti. La trattazione, poi, non è particolarmente originale e i contenuti sono lacunosi, poiché molti dei contratti ideati nella prassi mercantile restano fuori dall'opera. Stracca, per esempio, non si occupa né di assicurazioni, né di cambio, né di società.
Eppure, nonostante i suoi evidenti difetti e le sue mancanze, il De mercatura ha un immediato e duraturo successo "mondiale": alla prima edizione veneziana, ne seguono altre cinquecentesche lionesi, tedesche e ancora veneziane. Utilizzando schemi e concetti dello ius civile, Stracca riesce a conferire autonomia e dignità scientifica allo ius mercatorum, proponendo un ordinamento specifico per l'attività del mercante: la scienza del diritto commerciale ha origini tutte italiane, proprio nel momento in cui il baricentro dei commerci si è ormai spostato altrove.
La sua opera continua ad essere pubblicata ancora nel Seicento e addirittura nelle Province Unite, che in quel momento contendono all'Inghilterra la leadership dei commerci sui mari. Tra l'altro, proprio l'Olanda di quel periodo è forte di una sua dottrina giuridica originale, moderna e attenta alle esigenze degli scambi (la giurisprudenza elegante olandese).
Il più delle volte, per rispondere alle necessità di un pubblico di professionisti, gli editori rilegano e vendono il trattato di Stracca con altri testi, di epoche e provenienze geografiche diverse, tutti comunque utili alla prassi forense commerciale del tempo, che presenta caratteri internazionalmente uniformi.
Secondo un metodo sperimentato anche in altre pubblicazioni giuridiche e in perfetta sintonia con un mondo del diritto che, per secoli, dal medioevo ai codici ottocenteschi, continua a riferirsi alle fonti antiche, accanto alle più moderne, in un orizzonte temporale (e spaziale) che pare, ai nostri occhi, appiattito, ma in realtà è in continuo fermento, il De Mercatura è proposto insieme al quattrocentesco Trattato sulle assicurazioni del portoghese Pedro Santarém. Oppure, lo si trova nelle botteghe dei librai incluso in volumi collettanei che raccolgono una summa del sapere in materia, accanto a una scelta dei pareri del commentatore trecentesco Baldo degli Ubaldi (consulente della corporazione dei mercanti di Perugia), a quelli di Rodrigo Suárez, all'opera di Johannes Nider (che studiava i contratti commerciali dal punto di vista della loro liceità canonica e morale), alle decisioni cinquecentesche della Rota genovese. Ancora, più semplicemente, spesso il De mercatura si pubblica con il trattato sulle assicurazioni dello stesso Stracca.