La biblioteca umanistica

La collezione di letteratura italiana e straniera di Angelo Sraffa, presentata in questa sezione, fu donata alla Biblioteca dell’Università Bocconi dal figlio Piero nel 1961.

Nella lettera qui esposta, indirizzata all’allora direttrice della Biblioteca, dottoressa Anna Bacigalupo, Piero Sraffa comunicava l’invio di quindici casse di libri, destinate ad arricchire la Biblioteca di lingue dell’Ateneo. Quest’ultima era stata costituita a supporto degli insegnamenti della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, attiva tra il 1946 e il 1972.

Le casse contenevano una selezione della collezione libraria umanistica appartenuta ad Angelo Sraffa, comprendente prevalentemente volumi di letteratura francese e italiana di fine Ottocento e inizio Novecento. Non mancavano, tuttavia, opere di altre letterature, in particolare inglese e russa, generalmente in traduzione francese, lingua prediletta da Sraffa, oltre a una piccola ma significativa raccolta di volumi antichi.

Questa selezione consente di delineare un profilo più ampio e articolato della figura di Angelo Sraffa, andando oltre i suoi tradizionali ambiti di studio e di attività professionale. La collezione testimonia l’eredità culturale e intellettuale di fine Ottocento, periodo in cui si era formato, rivelando un uomo di straordinaria curiosità intellettuale, attento ai dettagli e con uno sguardo sempre rivolto all’orizzonte internazionale e all’approfondimento culturale. Particolarmente significativi sono i legami ideali con la figura di Giuseppe Mazzini — e più in generale con la cultura risorgimentale — e con Giosuè Carducci, di cui Sraffa ebbe modo di ascoltare alcuni discorsi pubblici che lasciarono un segno profondo nella sua formazione giovanile.

A conferma della vasta cultura umanistica che Sraffa coltivò nel corso della vita, si propone qui un articolo del giurista e magistrato Mariano D’Amelio, suo cognato per aver sposato la sorella della moglie. Scritto all’indomani della morte di Sraffa, il testo ne tratteggia la personalità sottolineandone la “superiore cultura, non solo tecnica, ma anche umanistica”, e mette in risalto “l’intuito e lo spirito critico del bibliofilo”.