La Centrale del Latte di Milano

All’inizio del Novecento il latte arrivava a Milano dalle cascine di periferia attraverso i “Menalatte” che lo trasportavano all’interno di grandi cisterne trainate da cavalli, con però gravi problemi per l’igiene e la salute pubblica, a causa dell’assenza di controlli. Fu per questo che il governo promulgò nel 1929 una legge in materia nota come “Carta del latte” e che il Comune di Milano decise l’istituzione della Centrale del Latte nell’area fra Via Castelbarco e Viale Toscana per centralizzare il trattamento e la commercializzazione dei prodotti lattiero-caseari. La Centrale iniziò la propria attività il 2 gennaio 1930 in uno stabilimento moderno e all’avanguardia, in cui lavoravano 500 dipendenti e 40 autotrasportatori e che venne affidato in gestione ad una società per azioni costituita appositamente. Superata la sfiducia iniziale dei consumatori per il processo di pastorizzazione, la Centrale del latte dovette affrontare anche forti problematiche produttive nel periodo bellico finché, nel 1950, il Comune di Milano ne decise la municipalizzazione. Demolito il vecchio impianto, venne costruito uno nuovo stabilimento nel 1957 con un successivo costante sviluppo dell’azienda, anche grazie a riuscite campagne di marketing e il continuo sviluppo di nuovi prodotti. Divenuta un’istituzione popolarissima fra i milanesi, la Centrale del latte era costantemente oggetto di visite da parte delle scuole, che lasciavano in dono disegni esposti lungo anche il muro di cinta in Via Castelbarco, che conteneva anche mosaici per 120 metri di lunghezza realizzati da 28 giovani artisti nel 1998. 

Venduta al gruppo Granarolo, la Centrale del Latte restò in attività fino al 2006. Restaurati per volontà dell’Università Bocconi, i mosaici nel 2022 sono stati inseriti in Via Bach nel Parco Ravizza.